DalVerme
presenta
THALASSA
ITALIAN OCCULT PSYCHEDELIA FESTIVAL
Edizione IV
giovedì 31 marzo / venerdì 1 aprile / sabato 2 aprile
2016
presenta
Edizione IV
giovedì 31 marzo / venerdì 1 aprile / sabato 2 aprile
2016
ONGAPALOOZA
10 Years Of Boring Machines
LINE UP
Giovedi 31 Marzo
Giorno I / Day 1
Fabio Orsi vanta ormai una decennale carriera come musicista che lo ha visto esplorare diverse sfaccettature della psichedelia elettronica. Dai caldi e luminosi drones degli esordi, conditi di fields recordings e sonorità romantiche, ai più recenti pattern ossessivi ed algidi, il suo lavoro di cesellatore di suoni è riconosciuto internazionalmente come uno dei migliori.
Fabio Orsi has been working on his solo project for almost a decade now, exploring all different shades of electronic psychedelia. From the warm and luminous drones of his early records, built on romantic textures and field recordings, to the most recent obsessive and repetitive patterns, his work as a sonic craftsman gained internationally praise and appreciation.
Holiday Inn sono un duo romano già attivo in tanti altri progetti. Qui le cose sono ridotte allo stretto necessario, usano solo un synth/drum machine ed un microfono e fanno musica punk, acidissimamente punk. Si, certo, anche quando i Suicide si definirono punk qualcuno se la ebbe a male, ma poi avete visto come è andata a finire.
Holiday Inn is a duo from Rome, its members are already active in tons of other projects. Here they keep things simple, strict to the basic: a synth/drum machines and a microphone and they play punk music, hyper-acid punk music. Yeah, everybody knows that when Suicide defined themselves punk, people were not happy about that, but then everybody knows how it ended.
Un rituale che segna l’esistenza di un individuo e lo porta a un punto di non ritorno, in cui perpetuazione e stratificazione sonora sono mezzo per raggiungere una nuova coscienza. Passed è uno squarcio sulla riscoperta della propria natura, la morte come transizione obbligatoria per la rinascita, e il superamento delle dualità che regolano e limitano l’esistenza umana.
A ritual which marks the existence of an individual and takes him to a no return point, where perpetuation and sonic layering are medium towards the discovery of a new awareness. Passed is a gash over the rediscovery of his nature, death as a compulsory transition for the rebirth and the overcoming of the dualities which regulate and limit the human existence.
Dalle macerie di un mondo post-moderno, Apollo emerge dagli abissi ed è accompagnato da una tribù psichedelica di suonatori che ne accompagnano l'ascesa: la Squadra Omega.
I fiati spingono, la nebbia si solleva e una nuova era fa capolino. Free-jazz spaceage-cubista sbatacchiato con percussioni no-wave kraut che causano una fusione sonora che porta ad un completo sconvolgimento dei sensi, un attacco contro il lobo frontale che si manifesta in un'allucinazione permanente. Questa è musica dal Terzo Occhio.
From the rubble of a post-post modern world, Apollo is rising and he is accompanied by a tribe of psychedelic wasteland fellaheen – the Squadra Omega. The winds are shifting, the fog is lifting and a new age is acoming. Spaceage Cubist-Free-Jazz clashes with Pygmy-Percussion-No Wave-Kraut Rock causing a sonic fusion leading to a complete derangement of the senses, an assault on the frontal lobe and permanent hallucination.
This is music from the Third Eye. (M.A.Littler)
Venerdi 1 Aprile
Giorno II / Day 2
Pur essendo molto giovane, Adamennon fa musica da tanto tempo, inizialmente nel giro black ambient, in tributo alla scena francese " Les Legions Noires". Il sound oscilla tra le sonorità black metal dei primi anni novanta e il dark ambient più oscuro, passando per il drone, l'industrial e il noise. Negli ultimi anni il suo suono è maturato verso forme di reinterpretazione del lato oscuro del suono italiano degli anni ’70, sfociando nel disco “MMXII” che profuma di Goblin, Jacula, Fabio Frizzi e Walter Rizzati. Da una collaborazione con Alessandro Parisi nasce “Il Plenilunio del Fuoco” un disco che pur rimanendo scuro, si avvicina alle sonorità della Kosmische Muzik.
Altaj è un progetto ambient/drone di Francesco Vara, già chitarrista nella psych-stoner band Il Dio Cervo e del progetto folk/drone Capretto. Altaj, progetto nato nel dicembre 2014, consta dell’uso di campioni ambientali, chitarra, field recordings. Si basa sulla ricerca sonora di paesaggi non definiti, rarefatti e liquidi, concettualmente ispirato allo sciamanesimo siberiano, al viaggio estatico verso la divinità e alle suggestioni degli altipiani asiatici.
Despite his young age, Adamennon is making music by many years now, initially started black ambient project, a tribute to the french scene of "Les Legions Noires".His sounds was a blend of black metal sonorities from the early nineties and the most obscure dark ambient, drone and industrial sounds. In recent years his research shifted to the dark side of the italian progressive sound of the seventies, the most notable result being “MMXII”, a stunning album with perfumes of Goblin, Jacula, Fabio Frizzi and Walter Rizzati. From a collaboration with Alessandro Parisi, the album “Il Plenilunio del Fuoco” was conceived. The record remains dark and brooding but opens to a new influence, Kosmische Musik.
Altaj is an ambient/drone project of Francesco Vara, also guitarist for
psych-stoner band Il Dio Cervo and folk/drone project Capretto. Altaj uses
field recordings, guitars and effects and follows a research in sounds from
unidentified and sparse, liquid landscapes. Inspiration comes from Siberian
shamanism, ecstatic voyages and divinities of the Asian highlands.
I Father Murphy anni orsono hanno intrapreso un percorso che indaga le oscurità dell’animo, le sue
contraddizioni e le sue debolezze. Lo hanno fatto in modo unico, personale, plasmando il loro suono
attorno al buco nero delle vostre coscienze sporche. I Father Murphy sono la straniante rappresentazione dei vostri dubbi, delle vostre sofferenze, sono la voce salmodiante che vi ripete “non dimenticarti mai che puoi scegliere”.
Years ago, Father Murphy took their path through the dark ends of the mind, its contradictions and
weakness. They did it in a unique and personal way, shaping their sound around the black hole of your dirty consciousness. Father Murphy are the estranging mise en scène of your doubts, your misery, they are the chanting voice who keeps repeating to you “never forget you have a choice.”
Questo duo romano ha iniziato ispirandosi al classico “spaghetti sound” italiano virato in una versione depressa e paranoica del tipico twang-surf morriconiano. Heroin in Tahiti è una ipotetica colonna sonora diun mondo-movie andato a male. Dopo aver realizzato la colonna sonora più dopata che si possa immaginare della fine del mondo, Heroin in Tahiti hanno scavato ancora più a fondo nella tradizione mediterranea, incorporando nuovi linguaggi e distorcendoli sotto una lente di ingrandimento scassata.
This duo from Rome, started inspired by the classic Italian “spaghetti sound” turned into a depressed and paranoid version of the typical twang-surf of Morricone’s scores. Heroin in Tahiti is an hypothetical soundtrack of an old mondo-movie gone bad. After soundtracking the most doped end of the world, Heroin in Tahiti dug further on the mediterranean tradition, incorporating and broadening new languages, as seen from a broken magnifying glass.
Mettete in mano qualcosa con le corde a Maurizio Abate e dopo poco la suonerà meglio di tutti.
Maurizio Abate è un chitarrista con alle spalle un sacco di dischi e concerti in solo o come membro di Neokarma Jooklo Trio, Eternal Zio, Arbre du Ténéré ed altro ancora. Il suo campo d’azione va da
rumorosissimi ed acidi riff di chitarra ad eleganti ambientazioni fatte con la ghironda, sino al fingerpicking acustico, dove dimostra come sempre di avere una marcia in più.
Put something with strings in the hands of Maurizio Abate and soon after he will play it better than anyone. Maurizio Abate is a guitarist with many records and concerts in his career, both solo or as a member of Neokarma Jooklo Trio, Arbre du Ténéré or Eternal Zio. He can play anything from heavy acid guitar riffs to delicate sound textures with his hurdy-gurdy, to acoustic
fingerpicking.
Sabato 2 Aprile
Giorno III / Day 3
Everest Magma è l’ultima incarnazione solista di Rella, già conosciuto come The Woodcutter e come
membro di Eternal Zio. In questo nuovo progetto utilizza diverse drum machines e pedali, tutti un po’
scassati, per creare crudi loops di batterie che si possono (quasi) ballare, interrotti da momenti più
meditabondi o disturbati da vocalizzi inintelleggibili e stretchati all’infinito.
Everest Magma is the latest incarnation of the hypher-profilic man behind Rella the Woodcutter and also
member of Eternal Zio. In recent years he put aside his pshych-folk attitude and put his hands on a bunch of
machines, tape recorders and pedal effects. Raw loops of almost broken circuitry, semi-danceable beats are sometimes interrupted by more meditative and spacey moments or disturbed by stretched and unintelligible vocals.
LUMINANCE RATIO
Luminance Ratio è un quartetto che include membri di altri progetti che hanno affrontato questo progetto
con l’intenzione di allontanarsi dai propri percorsi personali mettendosi a servizio di un gruppo di lavoro
elettroacustico che presentasse sonorità inedite per i singoli.
E’ una musica che sa far levitare, psichica e psichedelica, che include ingredienti diversissimi tra loro ma che
concorrono alla creazione di un unico, grande flusso di coscienza.
Luminance Ratio is a quartet which includes members of other projects who decided to join this project
with the intention of going into new territories, far from their usual sound, putting themselves to service to
an electro-acoustic research. The result is music that can make you levitate, psychich and psychedelic, which includes very different ingredients concurring to create a unique, huge, stream of consciousness.
MAI MAI MAI
performing "THETA"
Mai Mai Mai è il racconto, meglio, la memoria, di un viaggio nello spazio e nel tempo che ha come genesi le
sponde del Mar Egeo e che attraversa suggestioni marittime e di antichi canti. Il tutto mischiato con la
modernità del beat elettronico e affogato in una coltre di distorsioni che lo rendono un quadro sfocato che
lascia intuire il soggetto ma lascia spazio all’interpretazione.
Mai Mai Mai is the materialization of a travel in time and space from the shores of the Aegean Sea where
he was born assimilating the different cultures, atmospheres and sonorities of the places he treveled.
This project is the transposition of those experiences into music and sounds: a mix of drone and ambient,
steamy and phat beats, field recordings and soundscapes which lead to ancient and arcane ages, on the
border between east and west.
VON TESLA
Von Tesla è un progetto creato da Marco Giotto basato sulla manipolazione e rielaborazione di sequenze
sintetiche registrate su nastro. Le fonti sonore vengono poi filtrate e ricampionate sviluppando loop ipnotici
sostenuti da suoni acidi e profondi echi di paesaggi distorti. Pur rimanendo intrinsecamente psichedelico come risultato, l’approccio è dato da un uso libero e liberatorio dei beats con una cura del suono sopra la media e una meravigliosa capacità di accoppiare algidi suoni metallici a caldi drones.
Von Tesla uses a wide range of analogue machines and samplers, to investigate all the different aspects of
beat drivenelectronic music. He does it from an unexpected point of view, using asymmetrical rhythms and
pulses as sounds. Sound sources are filtered and re-sampled to convey hypnotic loops, immersed in acid
sounds and cavernous echoes of dirtorted landscapes. While remaining inherently psychedelic as a result, the approach is given by a free and liberating use of beats and patterns with a great attention to sound qualities and a wonderful ability to integrate icy metallic
sounds into warm drones.
☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦
Un'introduzione a BORING MACHINES
a cura di Antonio Ciarletta
Era la primavera del 2006 o giù di lì. Una mattina piovosa trovo nella mia cassetta della posta un pacchetto misterioso. Appena scartato, mi si para davanti il CD di un personaggio che fino ad allora non avevo mai sentito nominare. La copertina del CD in questione era di colore blue scuro, due scritte su fondo bianco riportavano il nome dell'artista e il titolo dell'album. Rispettivamente: My Dear Killer e “Clinical Shyness”. Nella press-sheet veniva specificato che quel pezzo di plastica era il frutto di una co-produzione tra diverse sigle / etichette, una delle quali era denominata Boring Machines. Quel nome mi colpì all'istante, trovai fosse parecchio ardito e anche pericoloso.
Chiamare Boring Machines un'etichetta musicale è una bella provocazione ma presta il fianco a facili ironie. “Chissà quanto durerà...”, mi domandai. La storia ha dimostrato che è durata parecchio.
Chiamare Boring Machines un'etichetta musicale è una bella provocazione ma presta il fianco a facili ironie. “Chissà quanto durerà...”, mi domandai. La storia ha dimostrato che è durata parecchio.
E dura ancora.
Non ho mai chiesto a Onga attraverso quali canali avesse ottenuto il mio indirizzo, né entrammo in contatto diretto dopo quell'episodio - ciò sarebbe accaduto solo qualche tempo dopo. Da allora, tuttavia, la mia cassetta della posta ha puntualmente accolto ogni singola uscita dell'etichetta di Treviso, il che mi ha consentito di seguirne in maniera costante l'ineffabile percorso. Un percorso che non ha visto cedimenti o passi falsi. Con una dedizione quasi feroce, il buon Onga ha immesso sul mercato produzioni sempre interessanti e, soprattutto, musiche simbiotiche con il sentire del nostro tempo. Con una passione degna di ben altra causa, l'omone di Treviso dalle sembianze craxiane ha spinto i suoi musicisti e i suoi gruppi a esibirsi per i locali e le balere dello stivale, da nord a sud, da est a ovest. In un mondo dove il nichilismo ci attraversa come l'aria che respiriamo, Onga dimostrava di crederci. Evidentemente ci crede ancora, come un predicatore spinto da chissà quale visione mistica. E chi crede dorme il sonno dei giusti. I risultati si sono visti: se l'underground musicale italiano degli anni Zero è stato, ed è tuttora, uno dei più vitali d'Europa, il merito è anche di Boring Machines. Certo, in un decennio di ammirevole lavoro non tutte le ciambelle sono uscite con il buco ma, credetemi, anche le produzioni meno interessanti (pochissime) non sono mai scese al di sotto della sufficienza. I picchi? Molti.Citarne qualcuno in particolare significherebbe fare un torto al resto, basti dire che Boring Machines è stata ed è uno dei motori principali dell'Italian Occult Psychedelia.
Quando Onga mi ha chiesto di scrivere un pezzo introduttivo al festival che celebrerà i dieci anni di attività di Boring Machines sono stato particolarmente contento, perché il cammino dell'etichetta trevigiana si è svolto parallelamente al mio percorso di scribacchino musicale, anche se in realtà avevo iniziato già quattro anni prima a tediare i lettori di cose “alternative” con i miei vaniloqui psichedelici. In tutto questo tempo di acqua sotto i ponti ne è passata moltissima. Mode e tendenze strane, impensabili, eccitanti e anche noiose hanno plasmato una modernità musicale che nel fagocitare di continuo se stessa ha evidentemente trovato la sua ragion d'essere. In questo mare in tempesta di segni indecifrabili che mettono costantemente alla prova l'albero maestro dei nostri convincimenti, l'etichetta di Treviso è come un faro luminoso che indica la via.
Buon Compleanno Boring Machines e non mollare. MAI.
Antonio Ciarletta
Quando Onga mi ha chiesto di scrivere un pezzo introduttivo al festival che celebrerà i dieci anni di attività di Boring Machines sono stato particolarmente contento, perché il cammino dell'etichetta trevigiana si è svolto parallelamente al mio percorso di scribacchino musicale, anche se in realtà avevo iniziato già quattro anni prima a tediare i lettori di cose “alternative” con i miei vaniloqui psichedelici. In tutto questo tempo di acqua sotto i ponti ne è passata moltissima. Mode e tendenze strane, impensabili, eccitanti e anche noiose hanno plasmato una modernità musicale che nel fagocitare di continuo se stessa ha evidentemente trovato la sua ragion d'essere. In questo mare in tempesta di segni indecifrabili che mettono costantemente alla prova l'albero maestro dei nostri convincimenti, l'etichetta di Treviso è come un faro luminoso che indica la via.
Buon Compleanno Boring Machines e non mollare. MAI.
Antonio Ciarletta
☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦
ITALIAN OCCULT PSYCHEDELIA
di Antonio Ciarletta*
Non
senza una discreta dose di tafazzismo, una fetta consistente del giornalismo
musicale nostrano sostiene da tempo un concetto apparentemente inattaccabile: la
marginalità del rock in salsa tricolore. In effetti, la visione storicistico-evoluzionista
in cui per anni è rimasta impantanata buona parte della critica italiana, non poteva
che prendere atto dell’ininfluenza del rock patrio sullo sviluppo dei maggiori
trend internazionali. In quest’ottica i casi dello spaghetti prog e dell’hardcore
peninsulare di metà anni Ottanta, sono da considerare come situazioni isolate volte
alla reinterpretazione spinta di linguaggi allogeni. Eccezioni che confermano
la regola certo, tuttavia in taluni segmenti dell’underground italiano
l’eccezione sembra oggi più che mai farsi regola.
A determinare la condizione
di non lateralità del nostro “frastuono più atroce”, principalmente un paio di
concause: innanzitutto la globalizzazione dei suoni e delle relazioni determinata
dall’avvento di internet, in secondo luogo l’abbandono dell’ortodossia rockista
da parte delle frange più illuminate della critica italiana. A dire, anche
retroattivamente si è iniziato a considerare il rock alla luce dei suoni “altri”
che lo hanno contaminato. Microstorie queste - dalla contemporanea
all’elettronica sperimentale, passando per la library music più audace - che nel
corso dei decenni hanno visto i nostri connazionali non subire ma, anzi,
dettare modelli di riferimento.
Gli anni Zero sono trascorsi all’insegna di una
grande vitalità nel campo rock e degli altrisuoni made in Italy. Nel numero 275
di The Wire, a riassunto dell’annata discografica 2006, John Dale sentenziava:
“Quest’anno gli italiani hanno dettato legge, con gli album eccelsi di ¾ Had
Been Eliminated, Andrea Belfi, Renato Rinaldi, Stefano Pilia, Giuseppe Ielasi e
l’etichetta Die Schachtel”. Ma il decennio appena trascorso ci ha regalato
dell’altro. In quest’ultimo quinquennio, soprattutto, sono giunte a maturazione
una serie di istanze che hanno determinato la nascita di una sensibilità
comune, definita “italian occult psychedelia”.
E’ bene precisare subito che non
esiste un suono occulto, psichedelico e italiano, sostenere ciò significherebbe
fare un torto a musicisti di valore che da tempo portano avanti, ognuno per sé,
una proposta orgogliosamente indipendente. Esiste invece un approccio convergente,
un modo di intendere la musica che si è incardinato su un insieme di
riferimenti comuni. Il decennio Zero è stato caratterizzato, in parte, dalle
musiche della memoria. Hauntology e hypnagogic pop hanno elevato il ricordo alla
dimensione di propulsore creativo. Da noi è accaduto qualcosa di simile, nel
senso che l’italian occult psychedelia si è delineata come una sorta di hauntology
tricolore, ossia come motore di riattivazione di una memoria collettiva quintessenzialmente
italiana.
I tratti di questo passato condiviso, facciano essi capo a narrazioni
o situazioni del reale, coprono un campo non sempre centrale all’interno del
continuum della cultura alternativa. Ecco allora riemergere prepotentemente
l’immaginario dei film di genere all’italiana - cannibal movie, gialli, mondo
movie, spaghetti western - e le relative colonne sonore. Quel folklore popolare
violento, oscuro, esoterico così ben tratteggiato nei saggi di un Ernesto De
Martino e nei documentari di un Luigi Di Gianni, ma anche ansie relative all’età
del terrorismo e quel rovescio della medaglia della dolce vita felliniana
incarnato dai personaggi di Pasolini. O, ancora, un misto di cattolicesimo e
cristianità gnostica fagocitato da ferali istintualità pagane. Questo coacervo
di memorie così ponderose continua a infestare il presente, al punto da
suggestionare una vasta gamma di artisti, basti vedere le tante operazioni
retrologiche in atto nel cinema italiano.
La wave dell’italian occult
psychedelia ha interiorizzato dette suggestioni, e le ha risputate fuori con un
sovraccarico tensivo prodotto dall’impiego di suoni - dal krautrock al blues
passando per l’Africa e il Medio Oriente - nervosi, cupi, deflagranti. Ne sono scaturite
musiche eccellenti, in taluni casi originali come da tanto non se ne sentivano
in Italia. Non è un caso se - citando esclusivamente il gotha della critica
internazionale - Julian Cope, Simon Reynolds, The Wire, Fact Magazine, Tiny
Mixtapes, Foxy Digitalis hanno parlato di alcuni dei gruppi dell’italian occult
psychedelia in termini estremamente positivi. Adesso si dà l’opportunità di una
rassegna che per chi vi scrive si annuncia imperdibile. Onore e merito agli
organizzatori di Thalassa per aver messo insieme alcune delle menti più
feconde della musica italiana dell’ultimo lustro.
*Antonio Ciarletta scrive per il mensile Blow Up e per il sito www.ondarock.it.
L'articolo originale "Italian Occult Psychedelia" è uscito su Blow Up 164, gennaio 2012.